GIOCO D’AZZARDO E DIPENDENZA
L’OMS descrive la dipendenza patologica come “una condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo e una sostanza, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre alterazioni con un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, così da provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere dalla sua privazione”.
Le dipendenze patologiche sono riassumibili in tre categorie:
- Dipendenza da sostanza;
- Dipendenze comportamentali;
- Dipendenza affettiva.
La differenza sostanziale tra la prima e le ultime due è che nelle dipendenze da sostanze è presente appunto una “sostanza”, che se usata (sniffata, fumata, iniettata ecc.) attiva una risposta psichica e fisica tanto da creare una dipendenza. Nelle dipendenze comportamentali e in quelle affettive la “sostanza” non è presente materialmente, non è tangibile, ma è costituita da comportamenti, bisogni, pensieri che allo stesso modo attivano il processo della dipendenza.
Questo, però, comporta una svalutazione delle dipendenze comportamentali e affettive, tanto da non considerarle gravi come la dipendenza da sostanze.
Il DGA (disturbo da gioco d’azzardo) si colloca nel DSM V nell’area delle dipendenze patologiche ed è caratterizzato dall’incapacità di resistere alla tentazione “persistente, ricorrente e maladdativa” di giocare somme di denaro. Sono le slot e i videopoker ad avere la meglio, seguiti subito dai “gratta e vinci” e dalle lotterie. Questo disturbo presenta alti livelli di comorbilità con tabagismo, alcolismo, uso di sostanze stupefacenti (crack e cocaina).
Il DGA influisce in maniera esponenziale nelle relazioni familiari: circa il 90% dei giocatori, si separa e torna a vivere dai genitori, conseguenza che ovviamente peggiora la dipendenza perché è chiaro che uno dei problemi più frequenti è la compromissione della vita familiare e sociale.
La media d’età dei giocatori d’azzardo riguarda la fascia intorno ai 40 anni, con il primo incontro con il gioco d’azzardo fissato nella piena/tarda adolescenza; questo perché solo intorno ai 25 anni avviene lo sviluppo competo delle aree frontali deputate al controllo delle azioni pericolose. Per questo motivo gli adolescenti sono più vulnerabili nei confronti delle dipendenze con una maggiore impulsività.
Il 90 % degli utenti ha alle spalle famiglie con almeno un componente con un disturbo psichico e /o psichiatrico e si riscontra che nella storia familiare c’è spesso almeno uno dei due genitori con vissuti di dipendenza (in particolare alcolismo).
Ma perché si diventa dipendenti dal gioco d’azzardo?
I meccanismi che possono innescare questa dipendenza sono:
- Influenza familiare (come dicevamo prima, figli con genitori che hanno una dipendenza hanno una maggiore possibilità di essere esposti alla dipendenza);
- Problemi finanziari (la persona non naviga in buone acque e si abbandona all’idea che una vincita potrebbe risollevare la sua situazione; inizia così proprio per gioco per finire poi nel vortice della dipendenza);
- Evitamento / fuga (il gioco è visto come la via di fuga da altri problemi: ritagliarsi quel tempo per giocare unito alla sensazione di piacere che si prova nel giocare innescano il circolo vizioso della dipendenza).
Il gioco diventa una costante nella quotidianità interferendo con il lavoro, le relazioni familiari e sociali e il giocatore tende a minimizzare il problema, mentendo sia sul denaro investito che sul tempo dedicato al gioco.
Le principali caratteristiche della dipendenza sono:
- Craving ovvero il bisogno intenso e incontrollabile di tornare a giocare. Questo bisogno è talmente irrefrenabile che tornare a giocare è la cosa più importante in quel momento;
- Tolleranza, il gioco prende la meglio è il giocatore perde il controllo;
- Astinenza, quando il giocatore tenta di ridurre o interrompere il gioco presenta una sintomatologia da astinenza: irritabilità, irrequietezza, insonnia, ansia.
È importante sottolineare come, anche nel gioco d’azzardo, dove la “sostanza” non è presente, si innesca l’astinenza quando il giocatore tenta di ridurre il gioco. L’idea comune è che non essendoci una droga che entra a contatto con il corpo, la dipendenza da gioco d’azzardo sia meno pericoloso e meno invalidante. Questo non risulta vero, piuttosto la mancanza di una sostanza rende il DGA un fenomeno socialmente accettabile, anche perché il gioco d’azzardo è una pratica legale a differenza dell’uso di sostanze stupefacenti. Questo meccanismo innesca la credenza secondo la quale ci sia una netta differenza di gravità tra le due dipendenze.
QUALI SONO LE STRATEGIE PER AIUTARE UN GIOCATORE?
La psicoterapia è efficace nel DGA, soprattutto l’approccio cognitivo-comportamentale, in modo da apprendere strategie di funzionamento alternative, e l’approccio sistemico-relazionale, sia per il coinvolgimento della famiglia e delle dinamiche familiare, sia per il sostegno ai familiari del giocatore. Di fondamentale importanza sono i gruppi di auto-mutuo aiuto.
Chiedere aiuto per sé o per il proprio familiare è il primo passo da fare per provare a vincere la dipendenza.
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