Insoddisfazione corporea:
Come sono e come vorrei essere
Nella società attuale l’attenzione per l’aspetto fisico ha assunto un ruolo sempre più centrale nella vita degli individui dalla preadolescenza fino all’età adulta.
Diverse indagini hanno segnalato un malcontento diffuso nella popolazione, soprattutto occidentale e in entrambi i generi, per il peso, le dimensioni, la forma corporea e l’aspetto generale. Difatti, è stata registrata una percentuale di insoddisfazione verso il proprio corpo tra il 13,4% e il 31,8% nelle donne e tra il 9% e il 28,4% negli uomini.
L’insoddisfazione corporea può essere definita come “i pensieri e i sentimenti negativi che una persona nutre nei confronti del proprio corpo” (Grogan, 2008) o parti di esso, come forma, peso, pancia e fianchi. Generalmente, gli individui ne fanno esperienza quando sono impossibilitati al raggiungimento di standard fisici irrealistici e socialmente connotati che determinano il cosiddetto “corpo ideale”. Nella cultura occidentale, i canoni estetici di riferimento per donne e uomini sono mutati nel tempo, fino ad oggi, in cui gli standard sembrano essere orientati tendenzialmente alla magrezza per il genere femminile e alla muscolosità per il genere maschile.
A tal proposito, l’insoddisfazione corporea rappresenta la discrepanza tra come si ci percepisce o si ci vede e come si vorrebbe idealmente essere.
Numerose sono le conseguenze emotive derivanti dalla percezione di una discrepanza tra il “come si è” e il “come si vorrebbe essere”, come ad esempio lo sconforto, la frustrazione e la tristezza. Tali vissuti emotivi possono essere la causa di espressioni più gravi come depressione, ansia e ridotta qualità della vita. Inoltre, l’insoddisfazione corporea costituisce spesso un fattore di vulnerabilità per l’insorgenza di disturbi della condotta e del comportamento alimentare; questo perché gli standard fisici non sono realisticamente raggiungibili per la stragrande maggioranza della popolazione se non attraverso l’uso di misure estreme come il digiuno indotto, la chirurgia estetica o l’utilizzo di steroidi.
Essere insoddisfatti del proprio corpo, tuttavia, non è una condizione immutabile. L’acquisizione di un’immagine positiva di sé passa necessariamente attraverso la sfida dei canoni di bellezza sociali e l’accettazione del proprio corpo. Talvolta imparare ad accettare il proprio aspetto non è un processo semplice e per questo motivo è necessario chiedere un supporto terapeutico. La psicoterapia mira ad intervenire sui processi cognitivi e comportamentali fondamentali che contribuiscono all’immagine corporea negativa e aiuta gli individui a modificare i loro pensieri, sentimenti e comportamenti disfunzionali legati alla percezione del proprio corpo.
La terapia è il mezzo per ricostruire un’immagine positiva di sé e del corpo e per prevenire lo sviluppo di problematiche connesse alla sua svalutazione.
Tuttavia se da un lato è fondamentale riacquisire sicurezza nei confronti del proprio corpo, dall’altro è importante imparare ad apprezzare le qualità positive, le abilità e i talenti che caratterizzano l’unicità di ognuno al di là dell’aspetto esteriore.
A cura della Dott.ssa Criscuolo Olimpia
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