Stalking
Lo Stalking
“Lo stalking è un insieme di comportamenti persecutori ripetuti e intrusivi, come minacce, pedinamenti, molestie, telefonate o attenzioni indesiderate, tenuti da una persona nei confronti della propria vittima.” (Oxford Languages).
La parola “stalking” deriva dall’inglese “to stalk”, termine tecnico utilizzato nella caccia, traducibile in italiano con “fare la posta” e riconducibile ad un insieme di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza, controllo, ricerca di contatto e comunicazione nei confronti di una vittima.
Il fenomeno dello stalking inteso come pattern di azioni di sorveglianza e controllo, di ricerca di contatto e/o comunicazione non desiderate dal destinatario e in grado di suscitare preoccupazione e timore (Pathé & Mullen, 1997), comprende condotte che, anche in assenza di effettivi approcci fisici, rinviano comunque a un concetto di aggressività, considerando che a causa della loro intrusività e persistenza si determinano pesanti conseguenze a livello psicologico e sociale (McEwan, Mullen & Purcell, 2007; McEwan, Daffern, MacKenzie & Ogloff, 2017).
I fattori noti che possono contribuire a segnalare un allarme sono: precedenti penali dello stalker, condanne, uso e abuso di droghe, disoccupazione, rabbia, bisogno di controllo, sfruttamento, esperienze di abuso nella famiglia di origine, disturbi mentali (disturbi dell’umore, disturbi psicotici, disturbo borderline e narcisista di personalità̀), possesso di armi. Ai fattori individuali se ne vanno, poi, ad aggiungere altri di natura contestuale, come la recente rottura di una relazione.
Le azioni maggiormente diffuse sono telefonate, e-mail, sms continui, inseguimenti, appostamenti, messaggi lasciati nella cassetta delle lettere, minacce, invio di oggetti non graditi; nei casi più gravi si verificano anche aggressioni di tipo fisico e/o sessuale.
Comportamenti prevalenti dello stalker
Lo stalking è composto da condotte disturbanti ed intrinsecamente illecite, ma allo stesso tempo si riscontrano anche condotte socialmente accettabili, riconducibili a modalità di corteggiamento o di amicizia che a loro volta divengono “moleste” per la loro ripetitività, intrusività a causa di un rifiuto da parte del destinatario.
È difficile identificare una caratteristica comportamentale specifica dello stalking. In letteratura, infatti, possiamo trovare diverse classificazioni di questi comportamenti. Una di queste è a cura degli studiosi americani Spitzberg e Cupach che, basandosi su un’analisi delle letteratura, hanno delineato una classificazione di atti persecutori più specifica, suddivisa in 8 categorie:
- Iper-intimità: contatti e comunicazione dirette;
- Contatti mediati: forme di contatto attraverso mezzi tecnologici;
- Contatti interazionali: ipotesi di interazione diretta con la vittima;
- Sorveglianza: azioni volte a controllare la vittima;
- Invasione: invasione della privacy;
- Molestie e intimidazioni: condotte verbali non tese a intimorire la vittima;
- Coercizione o minacce: ricorso alla forza fisica o psicologica al fine di controllare la vittima;
- Aggressione: nei confronti della vittima, delle sue proprietà o persone vicine ad essa.
Nonostante queste classificazioni, è ancora difficile identificare queste modalità in maniera definitiva ed efficace. Possiamo comunque sottolineare la continua evoluzione di questi atti persecutori influenzata dal “cyber spazio” e dalla conseguente evoluzione tecnologica.
L’impatto sulle vittime
Una volta che la vittima è stata perseguitata dallo stalker, può sviluppare e manifestare sensazioni ed emozioni intense, quali: stato di allerta circa i possibili comportamenti persecutori che potrebbero essere messi in atto dallo stalker, stress psicologico per gli stessi e non di meno stati di ansia, preoccupazione e paura per la propria vita che possono diventare pervasivi. Possono, inoltre, subentrare in un secondo momento anche sentimenti di rabbia verso il molestatore.
Da vari studi è emerso che le vittime di stalking riportassero gravi ripercussioni a livello psicologico, lavorativo e relazionale:
- notevoli cambiamenti nello stile di vita e nelle attività quotidiane;
- significativa diminuzione delle attività sociali;
- diminuzione in termini di ore o addirittura cessazione della propria attività lavorativa;
- cambiare lavoro e/o residenza;
- livelli d’ansia aumentati dell’80%;
- disturbi cronici del sonno;
- incremento nell’uso di alcool e nicotina.
Le vittime di stalking hanno riscontrato, prevalentemente, le seguenti patologie:
- Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD): conseguente a uno o più eventi di forte impatto emotivo, come ad esempio minacce di morte, gravi lesioni, atti persecutori persistenti e angoscianti. Questo disturbo si manifesta attraverso sogni e ricordi invasivi, sensazioni che l’evento traumatico si ripeta e disagio psicologico;
- Somatizzazioni: disturbi fisici che non hanno alcuna base organica che possa dimostrarne l’origine. Questi sono in stretto rapporto con l’ansia e il grave disagio emotivo che la vittima prova;
- Avversione sessuale: episodi di stalking, con violenze fisiche o sessuali, possono portare la vittima a sviluppare un’avversione sessuale. Il quadro psicopatologico si caratterizza per: ansia, disgusto, paura, repulsione e diminuzione della libido;
- Vaginismo: per cui si contraggono involontariamente i muscoli perineali che circondano il terzo esterno della vagina, rendendo dolorose e quasi impossibili le relazioni intime.
I sintomi e le sensazioni più comunemente riportati dalle vittime di stalking sono: paura, ansia, rabbia, sensi di colpa, vergogna, disturbi del sonno, sensazioni di impotenza, disperazione, paura e comparsa di ideazione suicidaria.
Conclusioni
Inizialmente, gli atteggiamenti del molestatore sono ritenuti normali e ciò crea una sorta di “malinteso originario” nel rapporto con la vittima, che ostacola la presa di coscienza di entrambe dalla vera natura degli eventi che li riguardano. Solitamente, gli atti persecutori hanno un’escalation graduale: i comportamenti iniziali dello stalker sono considerati leciti o addirittura apprezzati (regali, sms, telefonate); successivamente, le azioni del molestatore diventano più gravi, con la commissione di reati contro le cose, fino a raggiungere le più serie conseguenze che si realizzano con le lesioni personali.
Lo stalker, in un primo momento, è possibile che non si renda conto della gravità del suo comportamento e di quali conseguenze provoca sulla vittima. Questa, inizialmente, risulterà solo infastidita dalle attenzioni dello stalker e tenderà a non dare importanza a questi atteggiamenti perché ritenuti non esageratamente gravi, con la speranza che con il tempo cessino.
Si deduce, quindi, che è importante, per uscire da una situazione di molestie assillanti, acquisire consapevolezza della propria condizione e di ciò che sta accadendo, in modo tale che entrambi, poi, possano chiedere un aiuto adeguato.
Per arginare questo fenomeno è necessaria un’opera di prevenzione ed informazione ed è altresì importante che tutti sappiano cosa sia lo stalking, che si capisca la condizione di vittima e dello stalker ed i comportamenti più comuni che si possano mettere in atto. Tutto questo al fine di poter individuare tempestivamente le situazioni di rischio e poter intervenire di conseguenza.
Per fare ciò, è necessaria una collaborazione tra le forze dell’ordine, le associazioni che tutelano le vittime e gli specialisti del settore. Le forze dell’ordine, generalmente, sono le prime ad essere contattate dalla vittima: queste devono fornire una prima assistenza suggerendo accorgimenti per minimizzare le conseguenze negative delle molestie e spiegando come raccogliere prove che possono essere utili per sporgere denuncia. È importante anche la collaborazione tra le forze di polizia e i centri di assistenza alle vittime, per garantire a quest’ultime il supporto psicologico che necessitano.
In Italia esiste una solida rete di supporto anti-stalking, tuttavia il tasso di denunce non è ancora soddisfacente. Lo scarso ricorso alle forze dell’ordine non deve essere attribuito, necessariamente, alla sfiducia nei confronti delle istituzioni, ma le vittime possono, infatti, essere indotte al silenzio a causa:
- del senso di vergogna;
- della paura di scatenare, ulteriormente il risentimento del persecutore, che potrebbe comportare un aumento della messa in atto dei comportamenti vessatori;
- della paura di incorrere in una seconda vittimizzazione da parte delle forze dell’ordine.
Per questi motivi ed altri di natura strettamente psicologica in Italia abbiamo ancora un elevato indice di numero oscuro, cioè tutti quei casi di stalking che non vengono denunciati. È innegabile che i casi sommersi siano sempre sintomo di una problematica che è riconosciuta, ma non ancora risolta del tutto.
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