I gruppi sociali sono definiti come un insieme di due o più persone che interagiscono reciprocamente e sono interdipendenti, nel senso che sono spinti dai propri bisogni e obiettivi ad affidarsi l’uno all’altro e a influenzare reciprocamente il comportamento. 

Ciascuno di noi appartiene contemporaneamente a più gruppi, come la famiglia, i colleghi, le squadre sportive e così via. Ognuno di essi funziona come un gruppo sociale, in quanto ci troviamo a interagire con gli altri membri e ad essere interdipendenti con loro, nel senso che esiste una reciproca influenza fra noi e loro. La ragione per cui le persone si uniscono a gruppi sociali è che entrare in relazione con gli altri soddisfa molti bisogni umani così fondamentali da fare pensare a un senso innato di appartenenza a un gruppo sociale. Nel passato evolutivo stabilire dei legami con gli altri costituiva un sostanziale vantaggio in termini di sopravvivenza. Di conseguenza, il bisogno di appartenenza è divenuto innato, ed è presente in tutte le culture: le persone sono motivate a formare relazione con gli altri e a opporre resistenza allo scioglimento di esse. Gli individui monitorano il proprio status nei gruppi e sono attenti a ogni segnale di rifiuto. Ma essi non solo hanno un forte bisogno di appartenere ad un gruppo, ma anche di sentirsi distinti dai gruppi ai quali non appartengono. I gruppi, dunque, diventano una parte importante della nostra identità e stabiliscono anche delle norme sociali, le regole esplicite o implicite che definiscono quale sia il comportamento accettabile. Le dimensioni dei gruppi a cui ci può capitare di appartenere possono variare da due a tre persone a diverse dozzine. La maggior parte, in realtà, tende ad avere non più di venti membri perché secondo la definizione di gruppo, l’interazione fra i membri è fondamentale e se il gruppo si allarga esageratamente diventa impossibile interagire con tutti i membri. Un’altra importante caratteristica dei gruppi sociali è che i membri tendono a essere simili per età, genere, credenze e opinioni. Due sono le ragioni dell’omogeneità dei gruppi: la prima è che numerosi gruppi tendono ad attrarre le persone che sono già simili fra loro prima che si uniscono; la seconda è che i gruppi tendono a operare secondo modalità che incoraggiano la somiglianza fra i loro membri. La maggior parte dei gruppi possiede inoltre dei ruoli ben definiti; mentre le norme precisano come si debbano comportare tutti i membri del gruppo, i ruoli specificano come si debbano comportare le persone che occupano determinate posizioni nel gruppo. I ruoli facilitano le interazioni sociali, permettendo agli individui di sapere cosa debbano aspettarsi l’uno dall’altro.

Un altro aspetto importante della composizione del gruppo è il suo grado di coesione. Con coesione del gruppo si intendono le qualità che uniscono insieme i membri di un gruppo e incoraggiano il reciproco gradimento. Nel caso in cui la presenza degli altri condiziona le prestazioni degli individui si parla di facilitazione sociale. Spesso, quando ci troviamo a lavorare con altri, tuttavia, siamo così concentrati a collaborare a un progetto comune che i nostri sforzi non possono venire distinti da quelli delle altre persone del nostro gruppo. Trovarsi con altre persone implica che possiamo mescolarci e divenire meno visibili e questo ci fa essere più rilassati. Nessuno può giudicare le nostre prestazioni, e quindi dovremmo avvertire in maniera minore l’apprensione per la valutazione, parliamo in questo caso di inerzia sociale. Essa è maggiormente presente negli uomini piuttosto che nelle donne, in quanto quest’ultime tendono a concentrarsi sull’elemento collettivo, interessandosi al benessere degli altri membri del gruppo. Gli uomini, d’altro lato, tendono a essere maggiormente individualisti, concentrandosi soprattutto sulla propria prestazione e meno sul gruppo. Rendere le persone anonime può tuttavia determinare deindividuazione, definita come la sensazione di essere anonimi e caratterizzata da una riduzione del senso di individualità. Queste sensazioni provocano un allentamento dei limiti normalmente posti dal nostro comportamento, fino a produrre un aumento di azioni impulsive, inconsuete e devianti. Perdersi nella folla, in altre parole può indurci a comportamenti che non avremmo mai sognato di seguire da soli. Il camuffamento riduce inoltre la probabilità che si possa isolare e punire un individuo. Non tutti gli atti impulsivi, sono negativi, se questi lo sono o meno dipende da ciò che il contesto e la situazione incoraggiano.

All’interno del gruppo possiamo individuare la persona con maggior carisma e desiderio di potere e a essere più capace di adattarsi e mostrare flessibilità definendola così leader. Possiamo differenziare: i leader transazionali che pongono degli obiettivi chiari e a breve termine e ricompensano le persone che li raggiungono; i leader trasformazionali che ispirano i soggetti a concentrarsi su obiettivi comuni e a lungo termine. Un’ulteriore differenza secondo la teoria della contingenza è quella tra il leader orientato al compito, che si interessa soprattutto a che le cose vengano fatte, e il leader orientato alle relazioni, che si concentra sui sentimenti e le relazioni fra i membri del gruppo. Spesso, tuttavia, gli obiettivi sono incompatibili, e pongono in conflitto reciproco i membri dei gruppi. Le dimensioni di questo scontro possono andare da due semplici persone a due gruppi o a due nazioni contrapposte. Non appena due o più persone interagiscono, si crea la possibilità di un conflitto interpersonale. Molti di questi si risolvono in maniera pacifica e senza alcun rancore. Per altri le persone ricorrono alla violenza. Gli psicologi sociali chiamano <<dilemma sociale>> un conflitto in cui l’azione più favorevole per un individuo, se scelta da più persone, diventa nociva per tutti. Per risolverli è necessario utilizzare in maniera efficace la comunicazione in modo da stabilire fiducia. Le persone giungono così a una decisione soddisfacente tramite il dialogo, la contrattazione e la negoziazione. Si definisce negoziazione la forma di comunicazione tra parti opposte di un conflitto, in cui entrambe fanno delle offerte e delle controfferte, finché si trova una soluzione su cui convengono.